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Acton Bell
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Concetti chiave del capitolo 4 Empty Concetti chiave del capitolo 4

Gio Mar 14, 2024 2:29 pm
Nel post che segue ho riassunto in qualche modo il capitolo per chi non ha avuto modo di accedere ancora al libro o per chi ha avuto difficoltà a relazionarsi al testo. In questo spero di fare cosa gradita al lettore, anche se non so quanto io possa avere reso giustizia all’autore. Sono presenti delle  piccole “interpolazioni” nel momento in cui mi son trovata a tentare di spiegare alcuni concetti.

Capitolo 4: “L’ostilità come nuova forma di convivenza”

Parliamo dell’espansione del desiderio. (Può esserci un riferimento a G. Deleuze che dice che siamo “macchine desideranti”).
- Quale desiderio? Quello per i beni di consumo.
- Dovuto a cosa? Ai falsi bisogni (falsamente indotti).
- Può essere soddisfatto per tutti? Trattandosi di beni materiali, no. È per questo che si crea l’ostilità come nuova forma di convivenza: perché ognuno vuole accaparrarsi quella cosa.

Il nichilismo è in espansione: anche l’individuo è impiegabile, se ne può disporre attraverso il dominio, attraverso la sopraffazione. Ad ogni modo, l’espansione illimitata è a suo modo impossibile. La riprova ce la offre il capitalismo industrialista che ci ha portato:
- La catena di montaggio (non solo nelle fabbriche, anche nella mente);
- La coscrizione obbligatoria (vivere eseguendo gli ordini)

La gerarchia dei valori è appiattita, la sacralità scomparsa, soprattutto in relazione ai riti e al tempo (ciclico). Siamo, infatti, nel cosiddetto “Kali Yuga”, un era assai poco evoluta, di stampo materialistico: poca libertà, ignoranza, dogmatismo, persecuzioni. Pochi i momenti di acquisizione di conoscenza, seguiti dalla sua perdita.
Nota storica: tutti saranno stritolati dal Levitano, che ben si adatta al Comunismo. L’unica forma di resistenza è l’Anarchia che riconosce la situazione di invisibilità e che accusa il comunismo di:
1) espansione dei rapporti di potere con la creazione di una casta “sacerdotale”;
2) Abbozzare alla situazione con la scusa che l’invisibilità è transitoria prima di veder spuntare il sol dell’avvenire.
I ragionamenti sono sciocchi. Infatti, nel primo caso, la vita è invivibile per l’operaio sia se il padrone è un privato, sia se il padrone è un soviet; nel secondo caso, è la qualità del tempo dell’operaio, non la quantità.
Il lavoro è finito. I desideri del Novecento sono tutti stati esauditi. Allora cos’è rimasto? Nulla. Per mantenere in piedi l’ottica del desiderio (truffaldino), si creano desideri nuovi di cui prima non si avvertiva il bisogno. Prima si parlava di cose inanimate, con una loro estetica artistica; questo concetto di materialità è ormai superato.
Il meccanismo di tenere la vita sospesa sul filo del desiderio è dovuto al mantenimento dell’espansione, sempre in avanti, che necessariamente, muovendo con moto accelerato, porterà al collasso. Per “espansione” s’intende “estensione” a tutti gli ambiti: s’intende la connessione totale.
Per poter trarre soddisfazione da questi nuovi desideri, qualcuno dovrà pur lavorare (sfruttato): ecco la nascita di due nuovi tipi di schiavi, divisi in chi purtroppo sa di esserlo (si pensi ai campi di lavoro / concentramento in Cina o alla situazione in India) e quelli che non hanno capito di esserlo, come le donne sfruttate per la loro disponibilità a partorire in cambio di compenso economico fatte passare per benefattrici e smacchiate dalla sigla GPA (Gestazione Per Altri).

A TerraOstile, Nuria Monfort, Tristano Destinato, galahad il gentile e claudicus piace questo messaggio.

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