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Acton Bell
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Diari di guerra: le guerre ci sono sempre state Empty Diari di guerra: le guerre ci sono sempre state

Ven Mar 15, 2024 2:02 pm
Questo è un post nel quale si parla della guerra in generale: non si prendono posizioni politiche; anzi se si è a sostegno di qualcuno, si è solidali con chi è mandato a morire, con chi si vede l’esistenza distrutta dall’oggi al domani, con chi è – suo malgrado – incapace di opporsi al disastro, con chi vede le conseguenze della violenza e la ripudia in tutte le forme e con tutte le sue forze. Le guerre ci sono sempre state ma tendiamo a dimenticarcene e, ciononostante, forse proprio a causa di questa nostra dimenticanza, a ripeterle. Sfortunatamente la tecnica della memoria pare essere debole nella sua efficacia. Ecco perché forse i diari di guerra possono aiutare a richiamare alla mente perché le guerre andrebbero evitate. 
Quando penso ai diaristi di guerra, persone che in alcuni casi sono morte al fronte o che, in altri, hanno visto compagni e nemici morire atrocemente, penso a tutte quelle guerre che si sono combattute nel corso della storia e a come oggi noi ci rapportiamo ad esse. Quando si parla di una guerra su di un libro di storia si descrivono nella più grande indifferenza battaglie, tecniche belliche innovative; purtroppo non si pensa mai ai massacri, alle conseguenze esistenziali, alle distruzioni che le invasioni comportano. Vero è pure che prima le guerre si combattevano lontano dai centri abitati; ma non è sempre stato così.

“Entrai in città durante l’assalto senza subire ferite, ma una volta in città, alla porta di Neustadt, due proiettili mi trapassarono il corpo, il mio corpo!... Il dottore dell’esercito mi legò le mani dietro la schiena  per poter usare la sgorbia. Così fui portato nella mia tenda mezzo morto. Ciononostante, ero profondamente rattristato dal fatto che la città bruciasse in modo così orribile, sia per la sua bellezza, sia perché è la mia patria. Poiché ero fasciato, mia moglie entrò in città, anche se era completamente in fiamme... per prendere un cuscino e teli su cui sdraiarmi durante le medicazioni.”

(resoconto di Peter Hagendorf del sacco di Magdeburgo, nel maggio del 1631, battaglia nella quale morirono ventimila uomini a fronte degli otto milioni durante la guerra dei Trent’anni)

In realtà ogni guerra, “questa guerra folle” – come la definiva Paul Klee – è sempre stata distruttiva sia che si combattesse al fronte che nei centri abitati, perché comportava la scomparsa di tutto ciò su cui si era fondata la vita sino a quel momento:

“La maledetta, famigerata guerra che ha disonorato per sempre il nostro secolo e rovinato la civiltà di cui eravamo tanto orgogliosi”

(da uno dei diciannove taccuini illustrati di Louis Barthas, trentacinquenne francese, caporale di fanteria durante la Prima Guerra Mondiale; nei suoi diari si trova il reale racconto della vita di guerra in voluta contrapposizione alla propaganda militarista)

Coi social media c’è stata la spettacolarizzazione della guerra in Ucraina e le persone sembrano aver scoperto solo ora cosa siano la sofferenza, la miseria, la disperazione, la fame: le durezze che una vita vissuta a estraniarsi nel virtuale ha fatto dimenticare. Più ci si avvicina con lo strumento di conoscenza, più la percezione si fa nitida.
 
Le guerre ci sono sempre state perché noi esseri umani siamo animali sbagliati. A detta di Th. Hobbes (“la guerra di tutti contro tutti”) e B. Russell (accademico arrestato per pacifismo, poiché tale presa di posizione contribuiva alla causa nemica), mentre gli altri animali si riuniscono in branchi e cooperano, noi, che siamo esseri “superiori”, siamo invece dotati di un istinto di sopraffazione fine a se stesso e indirizzato contro i nostri stessi simili. Le guerre ci sono sempre state; ma non ci hanno toccato finché sono rimaste lontante da noi. Vederle da vicino ci fa paura perché ci si rende conto che – sollevando un’ipotesi metafisica – una cosa del genere potrebbe accadere ad altri, anche a noi.

“Vidi avanzare verso di me tre abitanti delle trincee. Li guardai con orrore. Erano coperti di fango, dalla punta delle scarpe alla cima dei chepì, come se avessero appena attraversato un mare di melma. Le mani, i volti, i baffi, le sopracciglia, i capelli, erano tutti coperti di fango viscido... In poche parole mi descrissero il loro triste destino. Ogni notte dovevi attaccare, pattugliare o scavare. Le mitragliatrici ti facevano impazzire. Rimanevi sdraiato nel fango per ore. Piogge quotidiane, nessun rifugio, malnutrizione; era questo il loro triste destino che sarebbe toccato anche a me.”
(sempre Louis Barthas)

Chi tocca la guerra da vicino non può che testimoniarne il tormento fisico e mentale nel confrontarsi con una tale devastazione. Segue un’altra testimonianza.

(Siegfried Sassoon, poeta britannico, arruolato tra i Royal Welch Fusiliers nella Prima Guerra Mondiale e sopravvissuto alla battaglia della Somme, il 1° luglio 1916, battaglia in cui persero la vita diciannovemila soldati inglesi, raccontata qui in questo stralcio diaristico. Sassoon – uno dei tanti poeti inglesi della Grande Guerra assieme a R. Graves, W. Owen, R. Brooke, J. Grenfell e I. Rosenberg – soffriva di incubi e la sua mente era diventata piuttosto instabile, non solo a causa di uno shock da granata ma anche per le continue visioni dei cadaveri e la consapevolezza di aver contribuito a produrne. Questo è il racconto del bombardamento a tappeto di quel giorno a partire dalle 6:30 del mattino dopo una notte stellata e senza nubi: da quel momento l’inferno. “Inferno – Inferno – Bang – Smash!!” Le parole non riescono a descrivere l’orrore.  Qui il link ai suoi diari.)
E ancora un’altra testimonianza straziante: stavolta non dal fronte occidentale, ma dalla città di Hiroshima sul cui ospedale cadde l’atomica.

“A poco a poco misi a fuoco le cose intorno a me. Erano le forme scure delle persone, alcune delle quali sembravano fantasmi ambulanti. Altre si muovevano… come spaventapasseri, le braccia tese e lontane dal corpo, con gli avambracci e le mani penzolanti. Rimasi perplesso, fino a quando all’improvviso realizzai che erano ustionate e tenevano le braccia allargate per evitare il doloroso attrito delle superfici ruvide. Vidi una donna nuda che teneva in braccio un bambino, anch’esso nudo. Distolsi lo sguardo; forse erano in bagno al momento dell’esplosione. Ma poi vidi un uomo nudo e mi venne in mente che, come nel mio caso, qualcosa di strano li aveva spogliati degli abiti.”

(Michiko Hachiya, medico diarista la cui involontaria cronaca di guerra divenne famosa col titolo di “Hiroshima Diary”, libro pubblicato nel 1950 in Giappone e nel resto del mondo nel 1955. Questo è un estratto del 9 agosto del 1945, alle ore 8:15 del mattino dove si dà conto freddamente della situazione che avrebbe prodotto 66.000 morti, 69.000 feriti, il 70% degli edifici distrutti, episodi di saccheggio e mercato nero a seguito dell’esplosione dell’atomica.)

Dunque la devastazione in guerra c’è sempre da qualsiasi lato si combatta, alleati e nemici (che in forma propagandistica e manichea vengono etichettati come “buoni” e “cattivi” quando nessuno lo è mai fino in fondo; mentre spesso popoli e soldati portano il peso delle decisioni prese da altri). Ecco allora il motivo per cui si dovrebbe smettere di farlo; in basso una denuncia delle intenzioni dietro la propaganda.

(“Rendo questa dichiarazione come atto di sfida volontaria all’autorità militare, poiché credo che la guerra sia stata deliberatamente prolungata da coloro che hanno il potere di porvi fine. Credo che questa guerra, nella quale sono entrato in quanto guerra di difesa e liberazione, sia ora diventata una guerra di aggressione e conquista.” – una copia diaristica di “Finish with the War: a Soldier’s Declaration” [Basta con la guerra: una dichiarazione di un soldato] con cui Sassoon rischiò la corte marziale affermando che dal “patriottismo collettivo” alla “tragedia ripugnante” ci voleva poco e dunque, concludo io, che qualsiasi narrazione di guerra, corretta o sbagliata che sia, è sempre destinata ad infrangersi piuttosto rovinosamente con il reale stato delle cose, solitamente più grave.)

Cosa che dovremmo comprendere anche noi.

A TerraOstile, Tristano Destinato e MCarmen piace questo messaggio.

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