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L’Euro digitale e l’economista da bar di provincia Empty L’Euro digitale e l’economista da bar di provincia

Lun Apr 01, 2024 5:32 pm
“Esattamente, secondo coloro che sono favorevoli alla sua introduzione, a cosa serve la moneta digitale?”. Boni Castellane, su X-Twitter

[1]. Alcuni mesi fa Boni Castellane chiese ai suoi lettori in che cosa davvero consistesse la moneta digitale.
La domanda non era apertamente posta con malizia, nonostante il tema della moneta e del denaro contante [Il contante è il Fosso di Helm] sia costantemente presente nella sua letteratura social e non. L’opinione di Boni sul tema è nota e coincide con quella di chi scrive, nonostante io paghi le cene con le amiche in strutture di lusso rigorosamente con carta di credito. Ciò che Boni chiedeva ai suoi lettori era di individuare un intrinseco vantaggio, una caratteristica unica che la moneta digitale avesse a differenza di tutti gli altri metodi di pagamento conosciuti.
Cos’ha l’Euro digitale che una banconota o una carta di pagamento non ha? Perché dovrei scegliere l’Euro digitale al posto di una carta di credito? Quali sono le ragioni che la Banca Centrale Europea adduce affinché il cittadino ritenga l’Euro digitale migliore degli altri metodi di pagamento?
La domanda scatenò numerose risposte, nessuna delle quali – al netto dell’inevitabile e ben gradito sarcasmo – purtroppo centrò il punto. Neanche chi scrive centrò il punto, tuttavia rimasi con quella fissa nel cervello per la quale mi sentivo in dovere di trovare, nei Powerpoint della BCE e tra le indiscrezioni della mia talpa preferita in una delle Big 5 della consulenza aziendale, il motivo essoterico [perché il motivo esoterico ça va sans dire e lo riassumeremo alla fine] dell’introduzione dell’Euro digitale: la ragione “ufficiale” per la quale l’Europa ce lo vuole vendere.

Quanto segue non è una disamina sugli aspetti prettamente tecnici della moneta digitale, che intenzionalmente non analizzo in profondità – perché lo so, le Pathosformeln dell’ingegnere antropologico e del pusher di criptovaluta sono sempre in agguato a farmi notare ogni refuso – bensì una riflessione sulle implicazioni “filosofiche” di essa partendo dalle sue caratteristiche di base.
Vero è che basta un’analisi superficiale – molto meno di quanto io non abbia fatto – per comprenderne le conseguenze deleterie sulla persona, più che sull’economia.

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Lun Apr 01, 2024 5:34 pm
[2]. Fondamentalmente, una CBDC (Central Bank Digital Currency) è una moneta virtuale garantita da un’istituzione pubblica o da un istituto di emissione (banca centrale).
Ricaviamo questa definizione per esclusione dalla vera e propria “moneta virtuale” ossia, sulla base della direttiva UE 2018/843, “una rappresentazione di valore digitale che non è emessa o garantita da una banca centrale o da un ente pubblico, non è necessariamente legata a una valuta legalmente istituita, non possiede lo status giuridico di valuta o moneta, ma è accettata da persone fisiche e giuridiche come mezzo di scambio e può essere trasferita, memorizzata e scambiata elettronicamente”.
Per farla rozza, l’unica differenza tra i punti Fragola, i crediti Google Play, le Pokémonete da una parte e l’Euro digitale dall’altra è che quest’ultimo è emesso da un ente pubblico il che gli dà diritto di farsi chiamare moneta.

Più precisamente, riesumando il Fischer-Dornbusch, la moneta è qualsiasi cosa – fisica o virtuale – venga generalmente accettata in cambio di beni e servizi e per definire i debiti.
La moneta è strumento di scambio o mezzo di pagamento, è unità di conto, è riserva di valore ed è misura standard per i pagamenti differiti nel tempo.
La moneta legale è la moneta che lo Stato ha dichiarato [ops, ha imposto] di accettare in cambio e come mezzo legale di estinzione dei debiti sul suo territorio.
Moneta in senso stretto (ciò che in economia si chiama aggregato monetario M1) è l’insieme dei mezzi di pagamento che possono essere utilizzati senza limitazioni, ossia il circolante (banconote e monete metalliche, aggregato M0) e i depositi in conto corrente.
Il concetto di liquidità è strettamente legato alla classificazione degli aggregati monetari.

Il circolante o contante – oltre a essere il Fosso di Helm – è moneta legale con valore nominale superiore a quello intrinseco (moneta a corso forzoso) e il suo valore risiede esclusivamente nel fatto che è accettabile nei pagamenti di beni, servizi, debiti e tasse.
Tutto il resto dell’offerta di moneta (i cosiddetti aggregati M2 e M3) è costituito da debiti.

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Lun Apr 01, 2024 5:35 pm
[3]. Nelle intenzioni delle autorità di Bruxelles, lo scopo dell’Euro digitale è affiancare il contante come mezzo non fisico di pagamento.
Messe da parte le inevitabili teorie del complotto [ma sulle quali altrettanto inevitabilmente cadremo, Complottista è solo un modo invidioso di definire uno più sveglio di te] quali sono le caratteristiche peculiari che esso rivendica e in che modo si distacca dai mezzi di pagamento attualmente disponibili?
E soprattutto, l’Euro digitale è davvero denaro contante senza essere banconota?

La mia talpa preferita nella Big 5 della consulenza in effetti mi rimanda alle presentazioni ufficiali pubblicate sul website della BCE. Ciò prova che queste presentazioni sono farina del sacco della Big 5 in questione – e tra l’altro c’è proprio il loro stile. Mettiamoci quindi nei panni del consulente globale che vuole venderci l’Euro digitale e ravaniamo nei Powerpoint.

Giusto per inquadrare il tema, la Banca Centrale Europea, in base ai Trattati UE, è un’istituzione indipendente sovranazionale a cui è riconosciuta personalità giuridica distinta da quella dell’UE e piena indipendenza sia dai governi dei Paesi membri, sia dalle altre istituzioni e dagli organi comunitari.
I componenti dei suoi organi direttivi godono di garanzie che li mettono al riparo da qualsiasi pressione esterna. Essa gode inoltre di autonomia finanziaria, in quanto fa fronte alle spese di gestione (e d’investimento) con i proventi della propria attività.
Alla BCE sono riservati il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno dell’area Euro, la gestione delle riserve valutarie ufficiali dei Paesi nell’area Euro, la politica del cambio con Paesi terzi e la promozione del buon funzionamento del sistema dei pagamenti.
Unitamente alle banche centrali nazionali, la BCE formula la politica monetaria per l’area Euro, in coerenza con l’obiettivo primario della stabilità dei prezzi [senza dimenticare il contrasto al cambiamento climatico e il sostegno alle operazioni militari di Paesi terzi, mi raccomando!], individuando le linee strategiche da seguire, le modalità con cui condurre la politica monetaria e gli strumenti da utilizzare. Adotta i regolamenti, gli indirizzi e le decisioni necessari ad assicurarne l’attuazione. Tali regolamenti, indirizzi e decisioni sono vincolanti per gli Stati.
L’indipendenza delle banche centrali negli ultimi secoli è principio storicamente noto e ha le sue giustificazioni, tuttavia è opportuno che politica monetaria e politica fiscale (quest’ultima in mano a Governi e Parlamenti locali, a meno che non ci si riferisca a colonie) trovino il giusto equilibrio, cosa che – col senno di poi – fino all’introduzione dell’Euro è avvenuta.

Ora, nel dettaglio, quali sono gli argomenti in base ai quali le istituzioni comunitarie – proviamo a seguire il loro punto di vista e il materiale informativo ufficiale – promuovono la moneta digitale? Il nostro obiettivo primario, a scanso di equivoci, non è il favoreggiamento della moneta digitale, ma trovare una sua caratteristica che lo renda unico rispetto a tutti gli altri metodi di pagamento.
Il punto da cui la BCE parte è che l’Euro digitale è in sostanza una moneta legale in forma immateriale. Così sostiene.

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Lun Apr 01, 2024 5:36 pm
Innovazione

[4]. Poiché i cittadini utilizzano sempre più la moneta elettronica (nelle sue varie forme) per effettuare pagamenti, “occorre assicurare che la moneta resti al passo coi tempi e che si evolva in linea con le preferenze della popolazione”.
Che la gente paghi sempre più spesso con carta di credito è indubbio – le amiche con le quali a volte condivido la cena possono confermarlo – ma questo non è certo perché si rifiuti il contante o lo si ritenga obsoleto. [A volte il conto si rivela più salato dei rotolini di banconote che mi porto dietro.] Le ragioni sono molteplici e attengono i contesti in cui si effettuano spese o le preferenze personali. In ogni caso non è dato sapere in che modo il denaro contante possa “migliorarsi”, innovarsi, evolversi in senso digitale senza ricadere in una delle categorie già esistenti di moneta elettronica bancaria o privata in genere.
Se il contante diventa CBDC esso cessa di essere contante e diventa moneta elettronica. Non è innovazione bensì trasformazione.

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Lun Apr 01, 2024 5:37 pm
Comodità

[5]. “L’Euro digitale è concepito per adattarsi facilmente alla vita quotidiana degli europei e offre vari benefici tra cui offrire un’alternativa di pagamento (in uscita ed entrata) semplice e digitale in molte situazioni, permettere il trasferimento di denaro direttamente tra due persone, fornire uno strumento di pagamento simile al contante utilizzabile in tutta l’area Euro sia nei negozi che online, permettere i pagamenti online senza necessità di avere un conto bancario o una carta di credito”.
Anche qui, non è dato sapere perché la moneta digitale debba essere più comoda di una carta di credito o di debito, di una carta ricaricabile o di una applicazione per smartphone per il trasferimento di denaro. Il fatto che la BCE invogli il lettore ipotizzando numerosi servizi aggiuntivi attorno all’Euro digitale non aggiunge alcun elemento nuovo.

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Lun Apr 01, 2024 5:38 pm
Sicurezza

[6]. L’Euro digitale “consente che i pagamenti vengano effettuati in sicurezza presso gli esercizi commerciali, online, offline e direttamente fra individui”.
Gli standard di sicurezza tuttavia non sono diversi da quelli attualmente in uso per gli altri metodi di pagamento elettronico; curioso a questo proposito – al di là del giudizio che se ne può dare – constatare il silenzio delle autorità riguardo all’utilizzo della tecnologia blockchain. Ma non è questo il punto, l’adozione di una tecnologia rispetto a un’altra è irrilevante. Uno scenario del genere, per sua natura, espone ai rischi di attacco informatico, tuttavia “per mitigare questo rischio, l’Euro digitale farà affidamento su tecnologie all’avanguardia che creeranno un ambiente cyber-resiliente [sic!] e a prova di futuro”.
E neanche qui, nulla che consenta di definire la moneta digitale un qualcosa che prima non c’era e adesso c’è.

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Lun Apr 01, 2024 5:39 pm
Riservatezza

[7]. La BCE spergiura che “non sarà in grado di determinare l’identità o le abitudini di pagamento di chi usa l’Euro digitale”.
Ricordiamo che:
1) in informatica, per definizione, ogni scambio di dati deve avere un mittente e un destinatario univocamente identificabili e, anche se i dati vengono cancellati subito dopo lo scambio, nulla può impedire che un’istruzione malevola del programma possa conservare o riutilizzare tali dati;
2) le transazioni con carta di credito sono sì note solo al mittente e al destinatario e tutti i dati intermedi vengono rimossi subito dopo l’utilizzo, ma sono conservati per definizione anche dall’emittente del supporto fisico (il pezzo di plastica col microchip) altrimenti nessuno avrebbe un estratto conto da pagare;
3) l’Euro digitale è un portafoglio virtuale obbligatoriamente basato su un account che caratterizza [se proprio non vogliamo confessare che si lega a un’identità digitale…] chi ha accesso al portafoglio virtuale e quindi alla moneta – sostenere che l’account possa essere anonimo è concettualmente falso perché, così come un account social qualsiasi, è possibile risalire a chi ne ha disponibilità grazie alle tracce del suo utilizzo ossia le transazioni monetarie – quindi è un’architettura centralizzata e per definizione non anonima (il sistema deve sapere quanta moneta ha quale account per poter perfezionare gli scambi);
4) per ammissione del materiale informativo della BCE il funzionamento dello strumento Euro digitale è lo stesso delle carte di pagamento (di credito, di debito, prepagate) attualmente in uso e gli standard tecnici e normativi sono e devono essere gli stessi, per garantire l’interoperabilità;
5) la promessa che le autorità non avranno accesso alle transazioni fra portafogli digitali è miseramente smentita dal fatto che potranno accedere (come avviene da sempre e come ammesso dalla BCE) alle transazioni degli strumenti di pagamento degli operatori privati e, poiché i portafogli digitali verranno distribuiti dagli stessi operatori privati di oggi (i cosiddetti PSP, Payment Service Provider) – perché non è la BCE a fornirli direttamente ai cittadini, no no no… – il Pasquale Striano di turno (o anche un GdF Ragazzino qualsiasi) potrà giocare come e quanto vuole all’allegro dossieratore. Se mi dici che non puoi accedere ai dati di movimento dello strumento che vendi mentre in realtà puoi accedere ai dati degli intermediari che movimentano lo strumento che vendi, allora è come sostenere che un vaccino non è obbligatorio mentre in realtà lo rendi requisito obbligatorio per poter lavorare. Quanto basta per stabilire senza equivoco che la moneta digitale non dà alcuna garanzia di riservatezza – o perlomeno non ne dà più di quanta gli attuali metodi di pagamento elettronici non diano.

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Lun Apr 01, 2024 5:39 pm
Inclusività

[8]. [“E non guardatemi con quello sguardo inquietante!”]
“L’Euro digitale è concepito per essere inclusivo e accessibile alle persone con limitate capacità digitali e finanziarie e limitate risorse, oltre alle persone con disabilità e agli anziani. L’inclusività è particolarmente importante considerato lo status dell’Euro digitale come bene pubblico.
[Rinunciamo a riesumare il testo di economia e finanza pubblica del Brosio per spiegare il corretto concetto di bene pubblico in economia. Nel materiale promozionale della BCE l’espressione bene pubblico se la gioca ai punti con la resilienza. Sembra (ops, lo è) un Powerpoint da Big 5 della consulenza.]
La BCE risolve con nonchalance il tema stabilendo che se una persona non ha uno smartphone o un collegamento stabile a Internet – oppure non ha un conto bancario sul quale appoggiare un portafoglio digitale – allora può tranquillamente andare in posta o ad analoga organizzazione pubblica per farsi rilasciare una carta di pagamento che costituirà il supporto di accesso al portafoglio digitale.
Diciamo che la Social Card e la buonanima della carta del reddito di cittadinanza [e anche la tessera del tifoso, vero che una volta fungeva anche da carta prepagata?] sono state inventate da mo’. E fin qui nessuno ha ancora inventato nulla.

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Lun Apr 01, 2024 5:41 pm
Portabilità

[9]. Al netto dei concetti di integrazione e interoperabilità – in sintesi, l’Euro digitale è concepito per essere convertito in tutti i metodi di pagamento attualmente esistenti (compreso il denaro contante, tramite sportello Bancomat ma non solo, pensiamo ad esempio agli anticipi contante da parte dei supermercati, eh sì esistono) e dialogare coi relativi sistemi informatici – che non costituiscono novità rispetto agli attuali metodi di pagamento, il punto su cui poniamo (su cui la BCE pone) la nostra attenzione è il cosiddetto funzionamento offline.
“Un Euro digitale offline replicherà l’esperienza del contante: l’utente avrà bisogno di caricare moneta su un dispositivo, in modo simile al ritiro di contante da sportello automatico. La prossimità fisica e le limitazioni alla detenzione e alle transazioni [uh?!?] ridurranno i rischi di abuso. L’esenzione dalle normative antiriciclaggio dipenderà dal quadro legislativo che gli Stati membri si daranno. Dare agli utenti l’opportunità di scegliere tra funzionamento online e offline permette di adattare l’utilizzo dell’Euro digitale secondo i propri bisogni”.
Ora, è possibile concepire un metodo di pagamento elettronico in modalità offline?
Ritenere che un collegamento diretto bluetooth fra due telefoni sia “modalità offline” è concettualmente falso. Offline non significa non avvalersi di Internet – e in fondo, non lo è nemmeno il passaggio di dati direttamente da un dispositivo all’altro.
Tra la moneta (i dati che la rappresentano) del mittente – o meglio, il suo portafoglio virtuale – e la moneta del destinatario vi sono i due dispositivi (che per giunta devono essere in condizione di funzionare) e soprattutto l’applicazione che permette la lettura, la memorizzazione e lo scambio dei dati. I passaggi fisici e logici sono parecchi.
Inoltre, i documenti ufficiali ammettono che i dispositivi dovranno prima o poi tornare online per verificare le loro caratteristiche di sicurezza – e, aggiungiamo noi, la sicurezza e la consistenza dei dati [ops, la moneta] che essi contengono. [Altrimenti sarebbe possibile crearsi un Euro digitale parallelo o finto – tipo il Green Pass di quel mancato pittore austriaco del secolo scorso prima che si scoprisse la falla – continuando a scambiarselo offline.]
Se il dispositivo col quale si effettua lo scambio deve essere certificato costantemente o periodicamente da un server situato a Bruxelles o chissà dove, allora il mezzo (la moneta) con la quale si effettua lo scambio ha valore solo perchè contestualmente certificata da un server. Non vi è indipendenza dello scambio come col denaro contante.
Anche se ci passassimo tra di noi delle chiavette USB il cui contenuto rappresentasse crediti e debiti, è necessario a pena di inutilizzabilità che queste chiavette possano essere lette da un dispositivo.
Anche la criptovaluta, nella sua accezione “meno connessa”, è una serie di codici che può essere memorizzata su un supporto fisico, salvo poi dover essere validata online se dovesse tornare “in circolo”.
Chi di noi aveva dei vecchi floppy disks il cui contenuto siamo stati troppo pigri per copiare su PC così da perdere ricordi e dati importanti? Chi di noi ha dei files il cui formato non è più leggibile perché non abbiamo fatto in tempo a convertirli in un formato più recente? E ancora, chi si ricorda le chiavette con le quali si carica(va)no i soldi per le macchinette del caffè? Per quanto semplici queste ultime siano, esse possono funzionare unicamente grazie alla macchinetta.
Nella sua ipotesi più estrema e meno online possibile, l’Euro digitale è assimilabile a una chiavetta della macchinetta del caffè – e anche qui non di tratta di vera innovazione – e naturalmente non è possibile definire denaro contante una cosa del genere, neanche se c’è sopra l’impronta del naso della Lagarde.

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Lun Apr 01, 2024 5:42 pm
Convenienza

[10]. “Come le banconote e le monete, l’Euro digitale sarà un bene pubblico, ossia tutti nell’area Euro saranno in grado di pagare con Euro digitali senza costi”.
A parte il concetto di bene pubblico che si ripropone come il golonko polacco, ma è davvero senza costi?
Non esistono pasti gratis, diceva – così i più gli attribuiscono – la buonanima di Milton Friedman. E in effetti è così: non esistono.
Non guardare al di là delle commissioni sulle transazioni elettroniche non ha alcun senso. [Anche perché chi scrive, se condivide sufficienti cene con le amiche in termini di frequenza e importo, non paga né commissioni né imposta di bollo sull’estratto conto della carta di credito.] E dove li mettiamo i costi della realizzazione dell’infrastruttura necessaria (hardware, software, risorse umane) affinché un metodo di pagamento aggiuntivo possa essere utilizzato? E come favoriamo la diffusione di tale metodo di pagamento presso individui, intermediari ed esercenti soprattutto se, come abbiamo visto finora, non costituisce alcuna innovazione rispetto ai metodi attualmente noti?
Ci risponde chiaramente la BCE. “La BCE sosterrà i costi propri del sistema, così come fa oggi per le banconote, mentre intermediari ed esercenti verranno incentivati affinché forniscano i servizi collegati all’Euro digitale. La normativa prevederà limiti alle commissioni che gli intermediari potranno addebitare agli esercenti”.
Tradotto in italiano, i costi del sistema sono soldi del contribuente e nutriamo forti dubbi che i costi del mantenimento di una propria struttura informatica di tale complessità – nonché l’utilizzo di strutture informatiche altrui – siano inferiori ai costi di stampa e distribuzione delle banconote al netto di adeguate tecnologie anticontraffazione.
E se gli incentivi non funzionano, il materiale promozionale BCE dice chiaramente che “l’accessibilità all’Euro digitale si affida principalmente ai fornitori di servizi di pagamento, alle banche e agli esercenti, che devono facilitarne l’utilizzo. I legislatori definiranno in dettaglio questi aspetti, fondamentali per il successo dell’Euro digitale”.
Devono, perché la condizione essenziale per la quale una moneta digitale sia moneta legale è l’obbligo di accettazione.
“Fateli parlare, ammetteranno tutto”.

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Lun Apr 01, 2024 5:43 pm
Competitività

[11]. “L’Euro digitale sarà una soluzione di facile uso che fornirà una piattaforma per l’innovazione a livello europeo, sostenendo la resilienza [Alzò gli occhi al cielo… sì poi dopo vado a confessarmi] e la competitività nel settore dei pagamenti. Sarà basato su un’infrastruttura europea che faciliterà l’ampliamento dell’innovazione nei pagamenti da parte degli intermediari nell’area Euro”.
Al netto della resilienza e delle frasi fatte da Big 5 della consulenza, il presupposto è evidentemente l’intento da parte del settore pubblico – o più correttamente, di un ente sovranazionale indipendente [trad. fuori controllo] – di entrare nel mercato dei fornitori di servizi di pagamento e presumibilmente di assumervi una posizione dominante in virtù del suo status giuridico. Monopolio è concorrenza, diceva la buonanima di Orwell.
Inoltre, qual è l’effettiva necessità per un soggetto pubblico di entrare direttamente su un mercato oggi prettamente privato come la moneta (elettronica) bancaria anziché sorvegliarlo dall’esterno? A cosa serve – a cosa è servita finora – la vigilanza bancaria e finanziaria?

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Lun Apr 01, 2024 5:44 pm
Fiducia

[12]. Fondamentalmente, l’Euro digitale è concepito come metodo di pagamento immateriale emesso e garantito da un ente di diritto pubblico – pur nell’ambito delle sue peculiarità come banca centrale. “In quanto moneta legale garantita dalla BCE, l’Euro digitale sarà universalmente accessibile. Così come il contante, avrà un valore garantito a differenza delle criptovalute. L’Euro digitale ridurrà la dipendenza dai metodi di pagamento non europei e contribuirà ad assicurare il ruolo internazionale dell’Euro e la sua forza sulla piazza finanziaria globale”.
In quanto moneta legale l’Euro digitale dovrà essere accessibile e più precisamente dovrà essere accettato. La natura intrinseca dello strumento comporta che la fiducia è imposta anziché ottenuta.
“Un Euro sarà sempre un Euro e un Euro digitale varrà sempre come una moneta da un Euro” spergiura la BCE. Anche un franco svizzero sul proprio conto cifrato alla Raiffeisen di Hinwil varrà sempre come una moneta da un franco. [Poi, se dalla sera alla mattina la BNS abolisce la soglia minima di cambio con l’Euro, quello è solo un dettaglio.] Non ci soffermiamo sulle criptovalute perché esse, ai fini dell’analisi, sono solo uno dei tanti strumenti finanziari presenti sul mercato, con le loro proprie caratteristiche di liquidità e rischiosità.
Quanto al ruolo dell’Euro sulla piazza finanziaria internazionale, la forza di una moneta dipende da numerosi fattori – come la Storia ha dimostrato – e non semplicemente dalla presunta avanguardia tecnologica di un metodo di pagamento. Quanto all’indipendenza dai metodi di pagamento non europei, la segregazione delle reti (informatiche ed energetiche) in quanto risorsa strategica sarebbe pure una cosa seria, ma la sola idea di realizzarla costituirebbe – nello scenario geopolitico attuale – un atto di guerra e, soprattutto, l’esperienza acquisita negli ultimi due anni con l’approvvigionamento di gas naturale ci insegna a quali risultati porterebbe.

Fondamentalmente, dopo paginate di fuffa fritta da Big 5 della consulenza in cui i limiti e le duplicazioni vengono paradossalmente presentati come punti di forza, l’unica – l’unica – caratteristica distintiva della moneta digitale rispetto a tutti gli altri metodi di pagamento è la natura pubblica anziché privata dell’emittente.
Ma la moneta digitale è denaro contante?

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Lun Apr 01, 2024 5:45 pm
[13]. Al di là della nozione di cui al testo di economia monetaria e creditizia, occorre sottolineare la caratteristica fondamentale del contante, che possiamo chiamare immediatezza.
Per immediatezza intendiamo la capacità del metodo di pagamento di “incarnare” il valore che rappresenta – il cosiddetto sottostante – e la capacità di essere scambiato pressoché senza intermediari (persone, istituzioni, dispositivi).
La moneta aurea incarna (è essa stessa) il sottostante, non ha bisogno di nessuno per certificarne la proprietà o convalidarne il trasferimento e mantiene il valore a prescindere da chi l’ha prodotta. L’oro è la merce-moneta per definizione, e nella storia dell’uomo ha avuto più successo delle noci di cocco o delle conchiglie per via della scarsità in senso economico, della fungibilità (sostituibilità in assenza di individualità specifica), della relativa facilità di trasporto e della sostanziale incorruttibilità (resistenza al tempo e all’usura).
Scambiare 150 CHF in monete d’oro o banconote come contropartita di un servizio significa trasferire in via esaustiva e definitiva la rappresentazione verificata e condivisa del valore del servizio alla persona che lo ha fornito.
Certo dietro la banconota c’è già una forma di intermediazione – un soggetto terzo che si assume la responsabilità di convertirla su richiesta in merce-moneta o, più genericamente (dopo Bretton Woods), promette la copertura del sottostante [con merce-moneta o più verosimilmente con debito dell’emittente, da cui 1) i fattori che portano a che a determinati soggetti sia permesso di emettere più debito rispetto ad altri, 2) le considerazioni d’attualità su debito e crescita equilibrata dell’offerta di moneta e quindi del suo valore] – ma questa è l’unica intermediazione che negli ultimi secoli è stata davvero condivisa (più o meno volontariamente) dalle parti creditrici e debitrici.
Tale intermediazione oltretutto è stata accettata in quanto non interferisce di per sé nello scambio, nel senso che la banca centrale non viene certo coinvolta quando paghi in contanti la cena con le amiche.
Se invece la cena la paghi con assegno bancario o bonifico le banche (mittente e destinataria) vengono effettivamente coinvolte (nel flusso informativo e nella convalida della copertura finanziaria), e già si ha l’intermediazione come descritta nei testi di economia delle aziende di credito.
Se poi la paghi con carta di credito i soggetti che entrano nel flusso sono parecchi: la carta di credito materialmente intesa, il POS del ristoratore con l’infrastruttura di trasmissione dati, l’emittente della carta di credito, le banche mittente e destinataria. Per non parlare degli altri metodi di pagamento più evoluti.
Va da sé quindi che una moneta digitale, in quanto coinvolge direttamente l’emittente (BCE) in occasione di ogni transazione – il concetto di “funzionamento offline” descritto in precedenza richiede in ogni caso questo tipo di coinvolgimento – intrinsecamente non soddisfa i requisiti fondamentali del contante, anzi aggiunge intermediari e dispositivi (nonché soggetti non direttamente coinvolti nello scambio di moneta ma senza i quali lo scambio non è possibile, come le aziende di fornitura di energia e telecomunicazioni) all’operazione di pagamento.
Guardare la moneta digitale sotto questo aspetto – senza bisogno di entrare nel merito del suo funzionamento – già significa sostituire il denaro contante con un’altra cosa non meglio identificata ed esporsi irrimediabilmente a ogni forma di controllo e potenziale vincolo ai singoli scambi economici.

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Lun Apr 01, 2024 5:46 pm
[14]. A proposito di vincoli.

La BCE spergiura che l’Euro digitale “non diventerà mai moneta programmabile. La moneta programmabile è moneta digitale usata in ambiti ristretti o di durata limitata, come i vouchers. Al contrario, l’Euro digitale non sarà soggetto a restrizioni e manterrà sempre il suo valore. Non vogliamo che l’Euro digitale sia soggetto a restrizioni su dove, quando e con chi cittadini e imprese possano utilizzarlo”.
Peccato che, al fine di favorire l’efficacia della politica monetaria, assicurare l’equilibrio del sistema finanziario ed evitare che la moneta digitale diventi strumento di investimento anziché metodo di pagamento – si legge nel materiale promozionale – “saranno stabiliti limiti alla detenzione di Euro digitali per evitare un eccessivo deflusso di depositi dal settore bancario. Questi limiti saranno calibrati in funzione delle condizioni economiche e finanziarie prevalenti”.
Al netto dell’analogia con la carta prepagata, il limite alla detenzione è un concetto ulteriore e più nocivo rispetto al già noto limite all’importo delle transazioni, il quale alla prova dei fatti non impatta su quante banconote possiamo nascondere nel puff o nel trolley. Il tema è quando escono dal puff.
Quanto basta a definire l’Euro digitale, se non moneta programmabile, sicuramente moneta condizionata e vincolata nel suo utilizzo alle decisioni discrezionali di politica monetaria della BCE.
Se le decisioni discrezionali sui tassi d’interesse agiscono in modo indiretto sul valore della moneta – sono fondamento della teoria economica i legami fra tassi d’interesse e inflazione – le decisioni discrezionali sulla detenzione di moneta sono strumenti che modificano direttamente e immediatamente la moneta (e il suo valore in termini di beni e servizi acquistabili) in circolazione.
A nulla vale tutto lo spiegone da parte della BCE del funzionamento del portafoglio digitale di cui “non si perderà nulla” e la cui eventuale eccedenza verrà automaticamente dirottata verso il conto bancario [e se fossi un titolare di reddito di cittadinanza e non avessi un conto d’appoggio? Il materiale promozionale spiega con nonchalance che “la transazione che supera l’eccedenza verrà rifiutata”].
L’incertezza su quanto sia possibile detenere come mezzo di pagamento rende di fatto inefficace la sua adozione qualora non venisse imposta.
Perché quindi l’Euro digitale tout court? E qui le teorie del complotto si fanno doverose.

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L’Euro digitale e l’economista da bar di provincia Empty Re: L’Euro digitale e l’economista da bar di provincia

Lun Apr 01, 2024 5:48 pm
[15]. Più un metodo di pagamento è intermediato nel senso evidenziato finora, più ci si espone a rischi di liquidità.
In economia, la liquidità è la capacità per un’attività finanziaria o reale di essere trasformata in moneta nel minor tempo possibile senza che ciò comporti una perdita di valore. Per analogia, un metodo di pagamento è tanto più liquido quanto più rapidamente e senza restrizioni possa essere convertito in contante.
La moneta digitale, per sua stessa natura, è per così dire liquidità limitata. Abbiamo visto come la moneta digitale non presenti alcuna caratteristica unica rispetto ai metodi di pagamento elettronici conosciuti – entrambi hanno pressoché lo stesso grado di liquidità, oggi “abbastanza” vicino al denaro contante – a parte l’emittente pubblico e soprattutto la sua prerogativa di imporre istruzioni a Stati (nel caso della BCE è infatti al plurale) e individui, istruzioni che impattano fortemente e immediatamente sulla vita quotidiana.
Se i portafogli virtuali di Euro digitale non si diffondono in quanto (effettivamente) analoghi alle carte di pagamento o alle applicazioni di trasferimento di moneta, come fare affinché si diffondano? Imporre il loro utilizzo [chi si ricorda PagoPA per i pagamenti alla pubblica amministrazione?] ovvero rendere ex lege sensibilmente più costosi – o meno liquidi – gli altri metodi di pagamento.
Un’autorità pubblica per definizione [e per esperienza degli ultimi quattro anni] può imporre qualsiasi cosa a un soggetto privato: cosa impedirebbe a essa di stabilire limiti e condizioni ai metodi di pagamento “privati” o addirittura vietarli? Misure del genere non dovrebbero stupire, hanno origine pluridecennale, chi si ricorda il divieto di libretti di risparmio al portatore che è sfociato in un generalizzato divieto dei titoli al portatore e degli assegni trasferibili?
E cosa impedirebbe a un’autorità pubblica di proibire tout court l’attività degli intermediari privati nel settore dei pagamenti elettronici assumendo su di sé tutti i poteri perché “tanto c’è il servizio pubblico [il commissario politico, ndr] che dà più garanzie e poi lo facciamo per il tuo bene”? [Chi si ricorda, nei primi decenni dell’Italia unita (analogica), il processo che portò al predominio della Banca d’Italia sugli altri istituti (privati) di emissione di moneta? Nessuno lo aveva nel programma elettorale, ma è avvenuto.]
Il fatto che oggi l’economia sia già profondamente informatizzata renderebbe pressoché immediate trasformazioni del genere.

Il concetto di liquidità (come descritto sopra) è quindi sotto attacco.
Avere il controllo dei propri soldi e dei beni di cui si è proprietari e scegliere in autonomia di dare a essi la funzione (consumo, investimento o – se vogliamo – dissipazione in cene con le amiche) che meglio si adatta alle proprie personali necessità e aspirazioni è vitale.
Un’autorità esterna che, pur in presenza di un sottostante [debito onorabile o merce-moneta] integro e senza che il detentore abbia assunto più rischi di quanti non ne fosse consapevole, decide d’imperio che i soldi di un individuo non possono essere detenuti nella natura e nella forma nella quale sono stati acquisiti e con la funzione che egli ha deciso di assegnare – perché il punto d’arrivo, nonostante tutti gli spergiuri, è questo – ebbene quest’autorità prende decisioni di vita privata al posto dell’individuo.
Il tema non è solo il rischio di liquidità insito in tutte le attività finanziarie. Se uno investe tutto il suo patrimonio in obbligazioni argentine e improvvisamente l’Argentina dichiara il default sono problemi dell’investitore e ogni misura di mitigazione delle perdite è solo frutto di contrattazione ex post. Se la Russia avvia un’operazione militare speciale e per rappresaglia l’Europa esclude la Russia dai circuiti di pagamento internazionali, uno straniero che vivesse in Russia senza metodi di pagamento locali non avrebbe più accesso alle proprie finanze e sarebbe costretto a utilizzare il denaro contante rimasto per lasciare il Paese – come in effetti avvenne un paio d’anni fa. Ciò non attiene tanto il rischio d’investimento o di liquidità – né il rischio sovrano, in quanto quest’ultimo si concretizza con la decisione unilaterale dello Stato debitore di non pagare – quanto a un vero e proprio sequestro. Senza parlare dell’ipotesi di un qualsiasi black-out elettrico o informatico che impedisca la trasmissione delle informazioni sui pagamenti.
E se infine un’autorità decidesse all’improvviso che la propria riserva esistenziale di moneta non può più essere utilizzata – un eventualità che va oltre il rischio sovrano e non so come definire, forse si accompagna al fallimento degli Stati – l’unica possibilità sarebbe indebitarsi pur avendo sempre avuto i mezzi per non indebitarsi.

Il pericolo è quindi la distruzione pianificata della liquidità per instaurare la vita-a-debito anche per coloro che hanno vissuto in modo tale da non avere mai debiti né conti da saldare.

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L’Euro digitale e l’economista da bar di provincia Empty Re: L’Euro digitale e l’economista da bar di provincia

Lun Apr 01, 2024 5:49 pm

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