Community Terra Ostile
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Andare in basso
Acton Bell
Acton Bell
Messaggi : 21
Data di iscrizione : 15.02.24

I riferimenti al primo Faust  Empty I riferimenti al primo Faust

Lun Apr 01, 2024 12:05 pm
Ovviamente non accenno alla trama che è reperibile su Wikipedia; al contrario, segnalo dei passaggi nell’opera goethiana compatibili con le idee esposte nel capitolo primo di In Terra Ostile. Il Faust da prendere in considerazione è il primo perché il secondo Faust è cambiato, pur non essendo pentito.

Nota: Goethe, su suggerimento di Schiller, trasforma lo scontro Faust-Mefistofele in una lotta tra il bene e il male, dove i protagonisti sono Dio e Satana che fanno una scommessa. (La scena è ricalcata dal Libro di Giobbe).

Faust è un uomo la cui ossessione non è tanto verso il progresso ma verso la conoscenza (“Ahimè! Ho studiato a fondo e con ardente zelo […] e scopro che non possiamo sapere nulla! Ciò mi brucia il cuore; […] Voglio […] afferrare, col mio spirito, le cose più alte, le cose più profonde, raccogliere entro il mio petto il bene e il male dell’umanità”).
Nel dire questo è evidente un riferimento alla Genesi, all’albero della conoscenza del bene e del male e al conseguente esilio dall’Eden. (“Eritis sicut Deus, scientes bonum et malum.” Mefistofele: “Segui pure il detto antico e mio cugino, il serpente.”)
Faust comincerà a interrogarsi se sia egli stesso un’immagine di Dio; è chiamato Superuomo dallo spirito, “vicinissimo allo specchio dell’eterna verità”. Una forma di tracotanza, in un certo senso, per chi si strugge con sforzo (lo “Streben”) di non riuscire a raggiungere il cielo (come la Torre di Babele?) “Che cosa sono io dunque se non mi è possibile raggiungere quell’alta vetta dell’umanità, verso la quale tutti i sensi tendono?”

Seguirà la scena del patto di alleanza (Mefistofele: “Ti darò quello che nessun mortale ha ancora veduto” […] Faust: “Ma io voglio! […] E allora qua una stretta di mano!”; Mefistofele: “Esigo un po’ di nero su bianco […] Firmerai con una piccola goccia di sangue.”).
Ma Mefistofele non può fare una scommessa che non può vincere: e già prevede le conseguenze di una vita innaturale volta all’eterno superamento: “Allora sarai mio senza condizioni! Il destino gli ha dato uno spirito che si spinge sempre, senza freno, in avanti. Con il suo precipitoso tendere, balza oltre le gioie della terra. Questo lo trascinerà in una vita bestiale, in piatte vuotaggini. […] Supplicherà invano di avere un po’ di ristoro.”

Chi è Mefistofele?
Lasciamo la definizione a lui: “Sono lo spirito che sempre nega!” (In antitesi al 1° comandamento) […] Così è tutto ciò che voi chiamate peccato, distruzione, in breve, il Male, il mio vero e proprio elemento.”
Mefistofele è convinto che il fine della materia sia il nulla: attraverso i suoi sofismi riesce a convincere Faust a stipulare un patto con lui, al fine di distruggere il vecchio mondo (quello creato da Dio) per farne sorgere uno nuovo, più bello, costruito dal petto del titano. Questo perché Mefistofele non riesce ad accettare Dio come principio creatore dell’universo, laddove vedrebbe volentieri l’oscurità che da sé genera la luce. Non sopporta che ciò che guida Dio nelle sue opere sia l’amore. Rivede addirittura l’espressione del Vangelo secondo Giovanni, “In principio era il Verbo” (logos), che non gli sta bene e cerca di tradurre diversamente (ich muss es anders übersetzen) e da “Wort” (parola) si passa a “Sinn” (capacità razionale), per poi passare alla forza e all’azione.

Faust, da un momento in cui crede di aver disperatamente bisogno della scienza, passa ad un altro, in cui ciò che Mefistofele dice non lo sfiora nemmeno, anzi lo infastidisce (“La scienza da un pezzo già mi nausea”); nutre altri desideri (“Fa che ardenti passioni mi plachino negli abissi della sensualità”). Dal momento che Faust crede nel mondo in cui vive e non nell’aldilà, non dà importanza alle sue parole, credendo nel proprio eterno e attivo dinamismo.

Il tentativo di protrarsi più in alto, di aspirare a qualcosa di meglio, di volersi elevare al di sopra della mediocrità è una cosa che Mefistofele non capisce. Faust vuole l’azione ed è impaziente: la pazienza, infatti, è stata maledetta nell’alleanza con Mefistofele assieme alle altre virtù teologali. “Maledetto il supremo dono dell’amore! Maledetta la speranza! Maledetta la fede e, soprattutto, maledetta la pazienza!”

Una nuova concezione del tempo
Se Faust crede di poter comandare il tempo per sé (“Si arresti l’orologio e cada la lancetta e sia finito, per me, il mio tempo!”), Mefistofele fa un ragionamento molto più ampio. La maniera per imprimere una nuova direzione al mondo, passa attraverso una modifica razionalistica e meccanicistica della percezione del tempo in senso metafisico con ripercussioni nel quotidiano: “Sfruttate il tempo, fugge via così rapido! L’ordine poi vi insegnerà a guadagnar tempo […] Ciò che, prima, facevate spontaneamente come mangiare e bere, dovrà avvenire a comando: uno, due, tre. La fabbrica dei pensieri è simile ad un bel lavoro eseguito dal tessitore al telaio dove un colpo del piede mette in movimento mille fili”.

A Tristano Destinato piace questo messaggio.

Torna in alto
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.